Intervista a Rosaria, mamma psicologa

Intervista a Rosaria, mamma psicologa

Di Babysits
7 minuti di lettura

Fare il genitore è il mestiere più difficile del mondo. Ma come in ogni lavoro, gli alti e i bassi sono all'ordine del giorno. Si tende magari a ricercare una perfezione che i social media mostrano, quando in realtà si può benissimo essere perfetti nella propria imperfezione. Ma quando non si riesce a superare questa barriera, allora una brava psicologa può venire in tuo aiuto..

Abbiamo avuto l'occasione di intervistare Rosaria Uglietti, psicologa e mamma di Maya. Si occupa principalmente di benessere familiare e offre anche consulenze online.
Abbiamo deciso di porle una serie di domande, che spaziano dal suo ruolo di psicologa a quello di mamma.

Buona lettura!

1. Perché hai deciso di diventare psicologa?

La psicologia mi ha sempre affascinato sin dalle elementari, ho sempre avuto grande interesse per le persone e per le loro emozioni. Mi sono sempre chiesta cosa ci fosse dietro il comportamento altrui e così ho intrapreso questo percorso.

Mi sono laureata a Roma, ho un po’ girato l’Italia per fare esperienza e poi sono ritornata a casa per condurre la mia attività in proprio. A tal proposito invito te e i tuoi lettori a seguire il mio blog www.unamammapsicologa.com dove ci sono la mia storia e il mio lavoro.

2. In che cosa consiste il tuo lavoro?

Io aiuto le persone a ritrovare gli strumenti che hanno perso per strada affinché possano avere una buona qualità della vita. Mi occupo delle famiglie e di tutto ciò che accade in esse, dalla risoluzione di crisi alle possibili problematiche più squisitamente psicologiche.

I miei ambiti sono nello specifico le crisi di coppia, le problematiche adolescenziali, i disturbi alimentari e l’ansia. Il comune denominatore di tutti i disagi è ricondotto alla prima infanzia.
Sono una psicologa funzionale, per cui per me le esperienze del bambino piccolo sono fondamentali per capire da cosa derivi un possibile disturbo.

La bellezza del mio approccio è che non riparo traumi, ma ricostruisco gli eventi. Amo definire la mia attività lavorativa come la possibilità di dare a chi si rivolge a me una seconda possibilità. Pensiamo sempre che ogni lasciata è persa, che una cosa ormai è accaduta, io invece, ritengo che si ha sempre la possibilità di poter fare qualcosa e realizzare i propri sogni.

3. Che tipo di aiuto offri alle famiglie?

Aiuto le persone a ritrovare la serenità nel momento in cui qualche disagio le colpisce, a partire dal momento della gravidanza, fino all’arrivo dei figli. Ho una preparazione per il benessere in gravidanza con particolare riguardo al panico e alla depressione che possono colpire la donna, compreso il lutto perinatale.

Puoi trovarmi accanto alle famiglie che hanno un figlio ansioso che non riesce a studiare, un figlio con disturbi alimentari, oppure se la coppia sta vivendo una crisi. Il concetto di benessere a tutto tondo è molto presente nel mio approccio e faccio della serenità l'obiettivo cui devono ambire le famiglie.

Non è possibile vivere felicemente tutti i giorni, altrimenti non esisterebbero la gioia e il dolore, ma grazie alla serenità e alla capacità di utilizzare gli strumenti che ogni uno di noi ha, si può avere una buona qualità della vita.

4. Come hai aiutato altre mamme e papà, soprattutto durante l'inizio della pandemia?

Durante la pandemia mi sono occupata, soprattutto, di aiutare le famiglie a gestire l’ansia di cui erano pervase. Questa pandemia ha messo a dura prova la psiche di tutti, non solo delle persone predisposte, anche se, chiaramente queste ultime hanno visto acuire le loro fragilità.

L’ansia è stato il disagio che maggiormente ha colpito le famiglie, perché, non sapendo cosa fare, non avendo informazioni adeguate e punti di riferimento certi, le persone sono entrate nella paura. La paura è tra le emozioni maggiormente presenti nell’ansia.

Ho cercato di essere anche più presente online, grazie anche ai social, alla mia pagina facebook ho provato, tramite le dirette, ad essere vicina alle famiglie. In molti mi hanno scritto ringraziandomi di questo. Sono una professionista sui generis, mi piace molto il contatto con gli altri e cerco di essere una presenza familiare e non un intruso che ha il compito di risolvere problemi.

5. Oltre ad essere psicologa, sei anche mamma. Come hai affrontato in prima persona questo periodo?

Da mamma ho cercato di far affrontare questo periodo nel modo più sereno e tranquillo. Ho evitato di aggiornarmi ogni giorno riguardo i bollettini dei morti e ho spiegato a mia figlia che ad aprile ha compiuto 7 anni, con parole semplici e rassicuranti ciò che stava accadendo. Se i genitori sono sereni anche i bambini lo sono. Non è semplice certo, perché, siamo pur sempre esseri umani, ma dobbiamo fare affidamento alla nostra calma interiore.

Pratico pilates da anni e ho un orientamento basato sul benessere psicofisico, come ti dicevo, per cui ho utilizzato queste conoscenze per mantenere in primis io la calma e poter affrontare questo disagio nel migliore dei modi. Ho esteso le mie conoscenze alla famiglia, cercando di non stravolgere troppo la vita di mia figlia, che in realtà soprattutto i primi tempi, quando aveva mamma e papà a casa era felice.

Siamo genitori che lavorano e spesso non siamo presenti entrambi in casa, per cui mia figlia o sta con me o con il papà. Sono poche le occasioni in cui si riesce a stare tutti insieme, ecco, che per lei questo periodo è apparso come una vacanza. Quando la chiusura della scuola si è protratta e hanno iniziato la pseudo didattica a distanza, perché, quella che hanno affrontato di sicuro non lo era, ho cercato di spiegarle, come ho detto in precedenza, con parole semplice e rassicuranti quello che accadeva a livello mondiale.

Non è stato semplice, perché, ci hanno bombardato di informazioni, anche i canali televisivi per i bambini erano pieni di pubblicità sul corona virus. La comunicazione, è stata davvero disastrosa a mio avviso. Abbiamo toccato con mano l’inadeguatezza mondiale alla vicinanza alle famiglie e al mondo dei più piccoli. Non è necessario ad ogni cartone fare una pubblicità su come si lavano le mani, anche perché, io parto dal presupposto di sapere come ci si lava.

Questo ha destabilizzato realmente le famiglie, l’incapacità di essere chiari e rassicuranti. Basti pensare ai vari decreti che non hanno mai preso in considerazione i bambini e le famiglie, atteggiamento che continuano a porre in essere tuttora.

6. Che consigli ti senti di dare a cuore aperto ai genitori che hanno bambini piccoli?

Il mio consiglio per chi ha bambini piccoli è di lasciarli fuori dai problemi familiari e dalle preoccupazioni. Questo non significa tenerli sotto la campana di vetro, significa dare loro la serenità di cui hanno diritto. I bambini, è vero, hanno una capacità di adattamento maggiore rispetto a noi adulti, ma non ha alcun senso e non è assolutamente necessario che siano informati se non nello stretto necessario di quanto accade.

In questo le favole possono essere molto di aiuto, perché, grazie alla fantasia e ai personaggi i bambini hanno la possibilità di elaborare le loro emozioni. Per cui tutte le precauzioni che bisogna prendere devono essere spiegate semplicemente, con argomenti a loro familiari, senza lasciarsi prendere dalla paura.

Molto importante è anche non spezzare le loro routine, che rassicurano tantissimo. Per cui cercare di mantenere gli stessi orari che hanno sempre avuto, sebbene, le attività siano diverse. Per i bambini è molto importante che il loro mondo fatto di abitudini non sia completamente stravolto, ecco, perché, sarebbe opportuno cercare di dare loro una routine anche casalinga, un po’ quello che accade quando termina la scuola e non si ha l’opportunità di andare ai campi estivi.

Sono poche le cose di cui hanno bisogno i bambini, ma fondamentali, sentirsi amati e rassicurati e sapere che i loro genitori sono sempre lì pronti per loro. E, soprattutto, chiedere l’aiuto di un professionista quando sentono che le loro paure sono ingestibili e possono ripercuotersi sui loro piccoli. Prima di salutarti voglio dirti ancora che spesso noi psicologi siamo visti come coloro che devono risolvere i problemi, io preferisco presentarmi *come colei che facilita la vita altrui.

Ti saluto e grazie ancora per avermi ospitata, alla prossima.

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